giovedì 18 febbraio 2016

Incidente di Torregaveta-Parla un macchinista


MATTINO NAPOLI



Intervista a Antonio Mazzella - Il macchinista: «Scarsa manutenzione ma mi sento sicuro se sono alla guida» = «Negli orari di punta i vagoni sono così affollati per le corse saltate che bisogna scendere e spingere all`interno i passeggeri a mano»

Pietro Treccagnoli

Ha la stessa anzianità aziendale dei treni più nuovi in servizio per la Cumana: 25 anni fa lui entrava nell'allora Sepsa, ora Eav, e sui binari cominciavano a viaggiare nuove vetture. E quelle sono rimaste, dal 1991. Ma ce ne sono, come si sa, di molto più vecchie. Altrove le tengono nei musei. Antonio Mazzella, 49 anni, due figli, originario di Bagnoli, residente a Soccavo, è un macchinista, quindi è in prima linea quando ci sono i disagi e anche quando tutto fila liscio. L'incidente di ieri mattina a Torregaveta, per fortuna con un solo ferito (una donna, a una gamba), ripropone di nuovo il nodo della sicurezza, ma Mazzella non se la sente di drammatizzare. Signor Mazzella, come macchinista, non sente di essere a rischio quando conduce un treno della Cumana? «Assolutamente no. Non si corrono forti rischi. Sarei davvero un pazzo a mettermi alla guida di un treno se sapessi di mettere in pericolo la mia vita, quella dei passeggeri e il futuro dei miei figli». Che idea s'è fatta dell'incidente di Torregaveta? «Nello specifico non so risponderle. C'è un'inchiesta della magistratura che farà chiarezza. Aspettiamo per sapere». Ma un'idea sua, con la sua esperienza, se la sarà fatta? «Sicuramente non c'è stato errore umano da parte del personale a bordo». Un errore da terra? «Neanche. La Cumana ha il blocco elettrico centralizzato che predispone il percorso del treno da Montesanto a Torregaveta. Tuttì i segnali vengono predisposti e controllati proprio dalla centrale di Montesanto. L'incidente, secondo me, è il capitolo di una lunga storia aziendale». Intende dire che ci sono delle responsabilità dell'azienda? «Non precisamente. La responsabilità è politica e riguarda i tagli selvaggi che sono stati fatti al sistema dei trasporti, almeno da sette-otto anni, se non prima. Vecchi i mezzi, vecchia la rete, binari e rete di contatto da verificare. Pochi fondi e manutenzione insufficiente». La manutenzione è un tasto dolente. «La manutenzione c'è e i colleghi che se ne occupano sono bravi, ma non è possibile fare quanto serve, con gravi disagi sulle corse». La scorsa estate c'è stato un altro incidente alla Cumana: un vagone andò a fuoco nella stazione di Fuorigrotta. Solo la prontezza del personale di bordo, che fece subito scendere i passeggeri, evitò la tragedia. «In quel caso dipese dalla vecchiaia della macchina. Insisto, la Cumana paga il prezzo dei tagli nazionali: una parabola discendente cominciata alla fine degli anni Novanta. Ne sono responsabili tutti i governi, di qualsiasi colore». Continuano i furti di rame? «Sulle linee della Cumana non se ne segnalano più da anni. Avvenivano sulla tratta Torregaveta-Licola. I furti erano compiuti di notte. Ce ne accorgevamo solo la mattina successiva, alla ripresa del servizio che subiva disagi pesanti, con l’annullamento di molte corse». Che problemi segnalate più spesso? «Tanti. Le avarie sono frequenti. Nelle officine di manutenzione spesso devono fare i salti mortali per rimettere in sesto le vetture, spesso recuperando il materiale da vagoni dismessi». E nonostante questo lei si sente sicuro? «Se riscontriamo problemi al treno non si parte. Il controllo è forte ed è a monte». Il treno non parte, le corse saltano... «E monta la legittima rabbia dei passeggeri. Nelle ore di punta, dalle 6,30 alle 8 di mattina, e alla chiusura delle scuole, dalle 13 alle 15, i vagoni sono affollatissimi, tanto che spesso non riusciamo nemmeno a chiudere le porte». E che fate? «Scendiamo e spingiamo dentro i viaggiatori, a mano». Scene da terzo mondo. «E le proteste hanno noi come bersaglio principale». Cosa fanno? Come reagiscono? «I viaggiatori sono esasperati. Reagiscono con bestemmie rivolte a noi, sputi e talvolta c'è scappato persino qualche ceffone, tanto che, ultimamente, in due casi al
Rione Traiano, sono intervenuti i carabinieri». Non sente la fatica di tutto questo? «Naturalmente,ma lo metto nel conto. I disagi sono stressanti anche per noi lavoratori. I nostri turni sono di sei ore e quaranta, ma spesso si allungano, per i ritardi. In tutto questo capita frequentemente che non riusciamo a fare le soste necessarie tra una fine-corsa e un'altra. Non c'è tempo. L'utenza non può aspettare. Si arriva al capolinea e si riparte subito».

3 commenti:

  1. I commenti non dovranno contenere riferimenti a persone? Allora il materiale, la linea e tutto quanto fa Ferrovia si sono "suicidati"!
    Possibile che non ci sta qualcuno che sappia fare dei calcoli? Tutti i miliardi di lire ricevuti dal Ministero eppoi i milioni di Euro per manutenzioni anche con fondi speciali come, se, sono stati spesi?
    Ci sono persone che hanno grandi responsabilità del disastro aziendale. Il Direttore D'Alessandro disse che ci sarebbero voluti almeno cento anni per aggiustare la Cumana; bhè ne sono passati solo 30. E si vede chiaramente. Mimì.

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  2. Risposte
    1. Nessuna censura, ci mancherebbe! Semplicemente, alle 5.15, dormivo😊

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Confido nella correttezza di voi tutti.