martedì 11 dicembre 2012

Repubblica Napoli

Repubblica Napoli 11 Dicembre 2012


Treni-ferraglia e binari marci benvenuti nell'inferno Sepsa

La denuncia dei macchinisti: "In questo modo mettono a rischio la vita dei passeggeri"

di ANTONIO DI COSTANZO
Stazione di Montesanto: scoppia una rivolta. Ne fa le spese una macchinista. La donna finisce in ospedale con un dito rotto, spezzato dal finestrino della cabina guida tirato giù da un utente infuriato.

Protestava per la mancata partenza di un treno della Circumflegrea. Risultato: 21 giorni di prognosi. Scene d’ordinaria esasperazione sulle linee Sepsa, come sa bene un capotreno, coperto da insulti e sputi. Accompagnato anche lui al pronto soccorso: «Aveva la pressione a 180», dicono i colleghi.

LA FOTOGALLERIA/Tra disagi e degrado

Benvenuti sulla linea ferrovia ad alto rischio esaurimento nervoso per gli utenti, costretti a lottare contro disservizi e ritardi, e per i dipendenti, ai comandi di vecchie ferraglie su binari dalla manutenzione quanto meno carente. «Siamo allo sfascio totale — afferma Stefano Papa, rappresentante del sindacato Usb — lavoriamo in condizioni disperate, su mezzi inadeguati e su una tratta lasciata nell’assoluto abbandono. Senza contare che da novembre non percepiamo lo stipendio e delle tredicesime neanche si parla». Domani dovrebbero arrivare i bonifici, altrimenti 60 mila pendolari potrebbero restare nuovamente a piedi.

«E non è uno sciopero selvaggio — precisa il sindacalista — la verità, a differenza di quello che vuole far credere l’azienda, è che siamo esasperati:

molti colleghi non se la sentono più di mettere a rischio la propria incolumità e quella dei passeggeri». Il mancato stipendio, insomma, sarebbe la classica goccia che fa traboccare il vaso e che potrebbe spingere buona parte dei 160 macchinisti e capotreni a fermarsi come molti treni bloccati da guasti che ormai non fanno più notizia: basta vedere la carcassa arrugginita abbandonata nei pressi di Agnano.

«Domenica il convoglio diretto a Torregaveta ha registrato 98 minuti di ritardo per un guasto alla rete elettrica — afferma Antonio Mazzella, macchinista e delegato sindacale Usb — grazie a Dio c’era poca gente per la concomitanza della partita del Napoli, altrimenti ci avrebbero linciati».

Rifiuti abbandonati vicino, ma anche in mezzo alle rotaie, percorsi a binario unico e il record di 21 rallentamenti su appena 18 chilometri di rotaie che sembrano restare unite per miracolo. Molte travi di legno sono marce e i bulloni escono fuori come se fossero immersi nel burro. «In pochi mesi ci sono stati due deragliamenti — affermano i lavoratori Sepsa — e la cosa incredibile è che sono avvenuti in punti dove si viaggiava a meno di venti chilometri orari, altrimenti i convogli si sarebbero conficcati nelle case». In alcuni punti i vagoni attraversano vere e proprie selve, in altri si devono fermare per consentire l’attraversamento pedonale in stazioni dove anche timbrare il biglietto diventa impossibile. Penose, poi, le condizioni dei treni: si va dalle porte chiuse alla mancanza dei tergicristalli.

«In teoria ogni giorno dovrebbero essere in servizio quattordici convogli — aggiunge Papa — arrivare a undici è già un miracolo». Se poi un treno si guasta, riportarlo indietro è un lavoro lungo e complicato. Considerato che si viaggia per lo più su un binario unico, ecco perché i collegamenti vanno in tilt. A Quarto, poi, c’è un’officina deposito ribattezzata il cimitero dei vagoni. Qui ci sono numerosi convogli abbandonati e, come sostengono i dipendenti Sepsa, “cannibalizzati” e lasciati ad arrugginire. Sulla Cumana girano anche un paio di convogli con cabine dotate di moderni schermivideo: avrebbero dovuto collegare le cabine di guida telematicamente con le stazioni, ma sono tristemente spenti. «Non li ho mai visti funzionare», sostiene un macchinista che è appena salito al posto di guida dopo aver implorato il suo direttore di banca di avere un altro po’ di pazienza: «Domani ci pagano», dice al cellulare mentre incrocia le dita per scaramanzia. E visto che i monitor non funzionano, i dipendenti Sepsa si affidano alla Madonna di Pompei, i cui santini sono attaccati sui finestrini dei convogli.

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